Intervista su Imprese Edili News alla presidente del Formedil Elena Lovera

Pubblichiamo l'intervista a cura di Adriano Baffelli, per Imprese Edili News, alla presidente del Formedil Elena Lovera


L’edilizia corre veloce: occorre stare al passo con competenza e sicurezza

Edilizia, lavoro, giovani, sicurezza. Tanti i temi posti ad Elena Lovera, presidente Formedil, che in questo ruolo sta operando insieme alle parti datoriali e ai rappresentanti dei lavoratori, spendendo ogni energia e risorsa per affiancare il mondo delle costruzioni nel viaggio verso un futuro di attenzione sempre maggiore all'innovazione, alla formazione e alla sicurezza.


Elena Lovera è presidente nazionale del Formedil, l’ente unico di formazione e sicurezza nell’edilizia. La dottoressa Elena Lovera, di Saluzzo, è vicepresidente della Costrade srl, azienda operante nel settore dei lavori pubblici edili stradali, e ha ricoperto il ruolo di presidente di Ance di Cuneo e attualmente è in carica come vicepresidente di Confindustria Cuneo, Ance Piemonte ed è presidente della Scuola Edile Cuneo.

È la prima volta che un imprenditore cuneese assume una carica nazionale in campo edile. Lovera commenta così la sua nomina: «Raccolgo con entusiasmo questa sfida, perché credo nella formazione come strumento per realizzare una sempre più diffusa cultura della sicurezza. Ringrazio Ance e Confindustria Cuneo ed Ance Piemonte che hanno caldeggiato la mia nomina a questo incarico nazionale».

Il Formedil è l’ente unico bilaterale che ha sede a Roma, che ha come scopo la promozione, l’attuazione e il coordinamento su scala nazionale delle iniziative di formazione, sicurezza, servizi per il lavoro, qualificazione e riqualificazione professionale nel settore delle costruzioni. È un ente paritetico, a cui fa capo una rete di 121 enti territoriali e attraverso una capillare presenza su tutto il territorio nazionale il sistema coordinato dal Formedil si occupa di garantire:

  • un’offerta formativa in ogni realtà locale e per tutte le esigenze, in una logica che privilegia l’aggiornamento continuo e la crescita professionale costante per tutte le figure coinvolte nel processo produttivo edilizio;
  • l’incontro tra domanda e offerta di lavoro attraverso una rete di servizi e sportelli territoriali dedicati;
  • il supporto e la consulenza alle imprese e ai lavoratori, nell’interesse di entrambi, sulla sicurezza degli ambienti di lavoro;
  • consulenza tecnica, attraverso l’Osservatorio delle visite, fornendo assistenza tramite personale professionalmente qualificato, così da favorire la corretta attuazione delle norme di sicurezza nei cantieri edili;
  • attività previste dal decreto legislativo n. 81/08 e seguenti misure, nonché delle attività di formazione ed informazione degli addetti per specifiche responsabilità e specifici rischi secondo i rilievi assunti nelle visite tecniche in cantiere;
  • assistere le imprese ed i lavoratori per trasferire tecnologie e buone prassi nelle procedure organizzative in attuazione del Decreto sopra richiamato; informa e aggiorna i dirigenti ed i preposti in materia di sicurezza all’interno dei cantieri.

Presidente Lovera, quali sono gli obiettivi principali che si prefigge durante il suo mandato al vertice di Formedil?

Il mio è un incarico complesso, perché essere al vertice di un organismo paritetico, presuppone di aver fatto un lavoro di sinergia con tutte le parti, in modo da dare piena voce e bilanciamento al meccanismo della bilateralità, così come prevedono i nostri enti. Pertanto, si dovrà vedere quanto le varie forze in campo saranno disposte a mettersi in gioco per il bene del nostro settore, mettendo da parte un po’ della loro propria essenza per riuscire a produrre le migliori politiche per il settore e soprattutto per dei temi così importanti. Personalmente cercherò di portare al centro del dibattito l’importanza della promozione del nostro settore verso i giovani e a cercare di valorizzare le imprese e i lavoratori che fanno della formazione un pilastro lavorativo e per quanto concerne la sicurezza, credo che fare sistema con tutti gli attori sociali, costruendo rapporti e promuovendo le buone pratiche già in essere sui territori sarà il miglior biglietto da visita per tutti.

Cosa è possibile fare per aumentare la sicurezza nei cantieri edili?

Non credo che ci sia la necessità di far aumentare la sicurezza nei cantieri, c’è piuttosto la necessità di aumentare la coscienza della percezione del rischio. La normativa per la sicurezza nel lavoro, nella fattispecie per i cantieri, ormai è corposa ed è frutto di un grande lavoro iniziato da tempo, per cui fa parte della nostra mission, è fare da facilitatori per le imprese, i lavoratori e gli addetti ai cantieri, per promuovere una cultura della sicurezza, cioè spingere all’interiorizzazione delle norme non come degli adempimenti calati dall’alto, ma delle procedure e pratiche che permettono di migliorare l’attività e l’ambiente di lavoro. Vigiliamo attraverso l’aiuto dei controlli preventivi dei nostri tecnici territoriali e allo stesso tempo, nei corsi presso gli enti, promuoviamo un corretto modo di lavorare.

C’è a suo dire una visione femminile dell’impresa e della sicurezza che può dare risultati migliori del modello maschile?

Non credo a questo tipo di differenze di genere, non penso che ci sia un modello maschile, direi che è un mondo ampiamente superato e che oggi si possa serenamente parlare di visione senza fare distinzioni tra uomo e donna. Conosco moltissime imprenditrici edili che non si sentono calate in un ruolo maschile, ma che semplicemente svolgono la loro vita lavorativa ciascuna secondo le proprie competenze, idee e stile di leadership. Io sono cresciuta in una famiglia dove io e mio fratello siamo i due figli, senza differenze di trattamento, ovviamente ciascuno di noi ha delle caratteristiche e delle propensioni e cerchiamo di potenziare al massimo le nostre attitudini, per il bene aziendale. La nuova sfida è quella di aumentare le donne in cantiere, perché penso che sia arrivato il momento.

Quanto è possibile portare nelle associazioni, negli enti e soprattutto nella pubblica amministrazione il modello dell’impresa privata?

Io ho fatto una lunga esperienza negli enti territoriali e in varie associazioni, a più livelli di governance e mi sento di dire che l’imprenditore nel momento in cui veste un ruolo istituzionale, deve spogliarsi in larga parte delle abitudini aziendali e ragionare con una mente diversa. Negli enti noi dobbiamo ricordarci di essere di passaggio e mai confonderli con un ramo delle nostre aziende. Per me è sempre stato un obiettivo quello di ragionare pensando di lasciare i conti in ordine per chi sarebbe venuto dopo. Negli enti cerco di portare al massimo l’efficienza organizzativa anche se ovviamente, per natura stessa dell’ente, la macchina decisionale è decisamente più complessa e i passaggi necessitano di grandi tempi di sedimentazione. Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, penso che in Italia ci siano punte di grande efficienza, che vengono purtroppo sacrificate e avvilite da sacche di paludosa inefficienza e credo siamo tutti concordi a ritenere che siamo una Repubblica fondata sulla Burocrazia.

Crede che manchi la consapevolezza nell’opinione pubblica della necessità di ammodernare il patrimonio abitativo, anche per migliorare la qualità della vita e l’ambiente, riducendo le emissioni di anidride carbonica?

La recente normativa sulla cessione del credito ha generato un’imponente problematica sulle ristrutturazioni edili. D’altra parte, è necessario che questo processo non si arresti e che un bonus per chi fa efficientamento energetico vada pensato anche da questo governo. Ce lo chiede l’Europa che, come obiettivi pone l’accento inequivocabile sulla transizione ecologica e di conseguenza sia sulle fonti rinnovabili, che sulle riduzioni dei consumi, in primis, rendendo efficienti le nostre case. Ristrutturare gli immobili in termini di efficientamento energetico restituisce non solo a chi esegue l’opera, ma attribuisce valore alla comunità e anche bellezza. Infine, come Formedil, mi conceda di dirlo, stiamo proponendo corsi su tecniche innovative e materiali ecocompatibili, per aiutare imprese e lavoratori ad avvicinarsi a un modello green ecofriendly.

Aumentano gli spazi ai vertici, come lei stessa dimostra, delle donne anche nell’edilizia. Ritiene possibile una maggiore presenza nel medio periodo anche di donne nei cantieri?

Io penso che sarà un percorso lungo, occorre innanzitutto instillare fiducia nel settore e renderlo invitante sia per gli uomini che per le donne, perché oggi c’è una grande carenza di personale in genere in edilizia, a tutti i livelli: mancano le maestranze in cantiere, tanto quanto i geometri e gli ingegneri; lo reputo comprensibile, perché siamo usciti da anni di crisi, per cui i genitori tendenzialmente hanno portato i figli a seguire altre strade di studio o carriere lavorative, poi c’è stato il superbonus e qualcuno si è riavvicinato, oggi i tempi sono maturi per far comprendere l’importanza dello studio e dell’applicazione delle materie Stem e di avvicinare le ragazze al nostro mondo.

Dottoressa Lovera, che cosa suggerisce per avvicinare i giovani all’edilizia?

Dobbiamo raccontare meglio il nostro universo. Per me non c’è mondo più bello, perché è uno dei pochi settori in cui la persona può ancora fare la differenza nel modo di lavorare. C’è un progetto bidimensionale da trasformare in un’opera d’arte che duri nel tempo, occorre saper mettere insieme molte figure professionali, insomma, è come far parte di una splendida orchestra, che se ben diretta, può produrre una sinfonia meravigliosa, dobbiamo però imparare a comunicare meglio, perché siamo molto abituati a fare e poco a raccontare quel che abbiamo fatto. Con Formedil abbiamo in progetto un importante piano di comunicazione nazionale e territoriale.

Dal suo doppio osservatorio, aziendale e associativo, qual è la situazione dell’edilizia in questa fase?

Io vedo un mondo che corre molto molto più velocemente rispetto ad anni fa. Le norme durano pochissimo e i mercati sono molto volatili, dobbiamo abituarci a cambiare in fretta. In azienda è fondamentale fare dei percorsi di crescita attraverso le certificazioni e la formazione del personale, sia di cantiere, che in amministrazione. Oggi un imprenditore edile non può essere solamente un costruttore, dobbiamo essere attenti culturalmente al mondo che ci circonda, lo scenario della guerra in Ucraina non permette a nessuno di guardare a un futuro troppo lontano, ma dobbiamo concentrarci sulle risorse in campo per il Pnrr e alle nuove tecnologie costruttive e progettuali. Di conseguenza le associazioni, che svolgono un ruolo di cuscinetto e guida per le aziende in questo mondo turbolento, devono essere costantemente proiettate verso gli scenari futuri per aiutare le aziende nel loro percorso.

Qual è lo stato dell’arte della digitalizzazione nella filiera del costruito?

Il nostro mondo sta vivendo una grande transizione. Io sono sempre stata affascinata dalla tecnologia, pertanto ho sempre cercato di rimanere aggiornata sulle possibilità che l’hi-tech offre al nostro mondo. Nessuno potrà mai sostituire la perizia delle scelte di un bravo manovale o le scelte di un tecnico esperto, però l’informatica e il 4.0 possono aiutarci con precisione estrema nel conservare e lavorare sui progetti (Bim) e ridurre i rischi di infortuni e aumentare la precisione di molte fasi lavorative. Dobbiamo utilizzare questo prezioso strumento per migliorare il nostro lavoro, senza temere e senza storcere il naso. L’evoluzione del mondo va in questa direzione e anche in questo campo la formazione messa in atto dal Formedil sarà essenziale.

Non crede ci sia una generale sottovalutazione del valore del comparto edile? Se è vero, perché, a suo dire, e cosa si può fare per invertire la rotta?

Amaramente devo ammettere che non solo il mondo edile viene sottovalutato, ma anche visto in modo distorto e brutalizzato. Troppo spesso c’è un’associazione strumentalizzata del nostro mondo come quello di “approfittatori” o di “distruttori di paesaggio” oppure di “operatori dell’inquinamento”, piuttosto che “rapaci nel fare cassa”. Ecco io quando annuso questi pensieri nell’aria rispondo sempre spiegando che l’effetto moltiplicatore dell’investimento in edilizia è enorme: un euro investito in edilizia ne produce sei. Si dà lavoro a famiglie sul territorio (l’azienda edile per natura non disloca la produzione all’estero in paesi emergenti, l’edilizia si fa in loco), a lavoro ultimato si lascia alla comunità un’opera che migliora sia il paesaggio sia la qualità della vita di chi ci vive e opera. In ogni crisi mondiale, in ogni fase post-bellica, l’unica ricetta per far ripartire il mondo è sempre stata l’edilizia, dagli antichi romani che con l’invenzione delle fognature hanno conquistato il mondo allora conosciuto a oggi.

Rigenerazione urbana: basta il Pnrr per favorirla o serve altro?

Il Pnrr è uno strumento difficile, che metterà a dura prova le amministrazioni territoriali, che oggi scarseggiano di tecnici e di operatori. Non di meno sarà complesso per le aziende gestire la rigidità di questo tipo di gare; pertanto, servirà un dialogo molto responsabile e continuativo tra le varie parti in campo. Il risultato di vera “rigenerazione” sarà effettivo solo se le opere ultimate saranno messe a disposizione della comunità in modo efficiente, coinvolgendo le associazioni di categoria e i gruppi d’interesse legati alle singole opere al fine di renderle funzionali e non delle “cattedrali nel deserto”. Sarà fondamentale che siano rispettati i tempi di realizzazione per non lasciare altre opere incompiute in Italia. La rigenerazione è un percorso complesso, che deve tener conto di un importante spopolamento del commercio così come lo conoscevamo nei centri cittadini, deve considerare le città nel loro complesso tessuto culturale e produttivo, per scampare il pericolo di trovarci con città dormitorio o con meravigliose perle commerciali o turistiche senza collegamenti infrastrutturali. Non va dimenticato che i progetti di rigenerazione per essere appetibili per gli imprenditori, devono essere anche redditizi, per cui le istituzioni devono promuovere degli strumenti che rendano agevole pensare alla rigenerazione, altrimenti rimarremo nel campo dell’utopia.

Dipendesse da lei, quale provvedimento chiave, utile per il settore edile, chiederebbe al governo Meloni?

Innanzitutto, chiederei la certezza del diritto. Non possiamo vivere in balia di decreti che cambiano e che diventino fonte d’incertezza su famiglie e imprese che decidono d’investire. Chiederei al governo di pensare a rendere strutturali i bonus, in misura minore rispetto al passato, compatibilmente alle possibilità dello Stato, tenendo conto della missione sociale del costruire in qualità: rendere più sicure le nostre infrastrutture, migliorare le prestazioni energetiche degli edifici, prevenire il dissesto idrogeologico, ripensare alla rigenerazione di spazi desueti, significa dare  l’opportunità di crescere non solo al settore edile, ma al Paese. Per contro, posso garantire che enti come il Formedil, che opera con il ministero del Lavoro, insieme alle parti datoriali e ai rappresentanti dei lavoratori, introdurranno ogni energia e risorsa per affiancare il mondo delle costruzioni nel viaggio verso un futuro di attenzione sempre maggiore alla formazione e alla sicurezza.

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